Volo nel Tramonto

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Friday, February 22, 2008

Torna in Italia la salma del militare ucciso vicino Kabul


15-02-2008






ROMA. "Mio padre era a Kabul a portare la pace e non era la prima volta che andava all'estero, tutti i giorni ci mandava le foto di quello che faceva con i bambini nelle scuole che ricostruiva con gli altri soldati italiani". Senza cedere alle lacrime, con lo sguardo coperto dai capelli scuri a velarle il dolore, Giusy, 18 anni, sulla porta della casa trevigiana di Oderzo ha spiegato chi era suo papà, perchè aveva scelto questa missione, in cosa credeva, quanto fosse grande l'orgoglio che mostrava "nel servire lo Stato e la Patria". Ora vuole anche anche lei entrare nell'Esercito "per mantenere viva la memoria di papà e per riscattarlo". "Credeva fino in fondo nel suo lavoro e spero che il suo sacrificio contribuisca a cambiare le cose". Per un papà così, che ha messo "al servizio la propria vita", Giusy a nome della famiglia ha chiesto, con composta commozione, che venisse esposto alle finestre il tricolore "perché in occasione dell'anniversario della strage di Nassiriya lo metteva sempre in onore dei colleghi caduti", lui che scampò a quell'inferno del 2003 quasi per miracolo.
Giovanni Pezzulo, il maresciallo ucciso mercoledì in un agguato in Afghanistan mentre distribuiva viveri e vestiti in un villaggio nel distretto di Surobi, alla bandiera ci ha sempre tenuto, come hanno detto i colleghi della caserma Fiore di Motta di Livenza, sede della Cimic Group South, la cooperazione civile militare alla quale apparteneva il maresciallo. Era il suo modo per dimostrare il forte attaccamento e il sentimento di fierezza che nutriva nei confronti del suo Paese durante le missioni all'estero.
Una, grande, immensa, stirata con cura, gli copriva la bara mentre riceveva ieri l'ultimo saluto sotto la neve di Kabul, nella camera ardente allestita in un deposito a ridosso della pista. Qualche minuto di raccoglimento, qualche singhiozzo congelato dall'emozione, poi il feretro è stato portato a spalla per mezzo chilometro fino al C_130 dell'Aeronautica che in serata è atterrato a Ciampino. Alla cerimonia hanno partecipato i commilitoni e i suoi comandanti, il generale Federico Bonato e il colonnello Michele Risi. Presente anche l'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi e alcuni rappresentanti stranieri di Isaf, la missione Nato nel cui ambito Pezzulo si occupava del Cimic.
"Spero che il sacrificio di papà possa contribuire a cambiare le cose", ha detto ancora la figlia Giusy, portavoce di una famiglia che ha ricevuto il cordoglio dell'intero paesino di Carinola, il paese del Casertano in cui Giovanni era nato e dove vivono quattro dei cinque fratelli.
Nella caserma di Livenza verrà allestita la camera ardente, la cui apertura dovrebbe avvenire questa sera. Prima è prevista all'Istituto di medicina legale dell'Università 'La Sapienza' di Roma, l'autopsia, dopo che il pool antiterrorismo della capitale ha aperto un fascicolo per il reato di attentato con finalità di terrorismo.
Domani i funerali solenni alle 10.30 nel Duomo di Oderzo alla presenza dell ministro della Difesa Arturo Parisi e del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, gen. Fabrizio Castagnetti. Duecento bandiere verranno esposte in Comune, raccogliendo il desiderio della vedova.
Tornato in patria in barella anche il maresciallo degli alpini paracadutisti ferito nell'agguato di Surobi, Enrico Mercuri, 31 anni, che ha riportato lesioni giudicate non gravi ad una gamba. A Kabul, nell'ospedale da campo francese, Mercuri ha subito un piccolo intervento; in Italia sarà ricoverato al policlinico militare del Celio, dove probabilmente i magistrati che indagano sull'attentato andranno ad interrogarlo. A chi lo ha salutato a Kabul, è apparso "in buone condizioni generali, sia fisiche che di morale". Anche ieri ha telefonato a casa, a Montecassiano di Macerata, per tranquillizzare soprattutto la madre. "Sto bene, la ferita non è grave", le ha ripetuto. Dovrà comunque essere sottoposto in Italia ad un secondo intervento chirurgico.

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